12 ott 2009

L’imperio del politicamente corretto.

Quello del politicamente corretto è un atteggiamento trasversale, tocca diverse punte e tutti i ceti sociali senza differenze: è quell’atteggiamento che permette impunemente di confinare negli ambiti più periferici e dimenticati della propria coscienza, e della conoscenza altrui,  la sincerità.

Il politicamente corretto non osa dire la verità così com'è, ma dice ciò che vuoi sentirti dire, cavalca - quindi - le frasi fatte migliori (raccolte in un apposito annuario sempre aggiornato), specifica sempre che non giudica, e che non vorrebbe permettersi, ma si permette anche troppo. Si spaccia per sincero, essendo solo un abile manipolatore della realtà: non dice il falso, ma omette la verità.

Il politicamente corretto ha la solenne abilità di effettuare molte critiche, ma con talmente poca fantasia ed argomentazioni da criticare agli altri ciò che fa egli stesso. Elementi più socialmente evoluti, riescono poi con debiti paroloni messi in rigoroso casaccio a tenere discorsi anche apprezzati da persone le quali - tuttavia - non hanno capito esattamente il resto di niente, o che senza volere smentiscono ciò che hanno apprezzato poc’anzi.

La sostanziale vigliaccheria ed incoerenza che contraddistingue i politically correct fa sì che la colpa ricade sempre e comunque sugli altri, mai su di sé, le fulgide dichiarazioni di principio rimangono da parti, quando per interesse vengono contraddette; sono intoccabili quando servono a giustificare le proprie azioni.

Qualcuno potrebbe offendersi se al posto di operatore ecologico si dicesse spazzino; sordo al posto di audioleso; cieco al posto di non vedente. Proprio il volersi sforzare costantemente di non voler offendere chi è diverso - o per qualche motivo più debole? - da noi  è offensivo.

Scomporsi, arrabbiarsi, dir qualcosa a costo di sbagliare od offendere è segno di coraggio; chiedere scusa e riconoscere (sinceramente) i propri errori è segno di umiltà, non certo di politically correct. Dir qualcosa di giusto in un modo sbagliato è riduttivo; dire il nulla con un'ottima forma è una ricca presa per i fondelli.

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