14 apr 2009

Siamo noi indietro o gli altri più avanti?

«Io credo in un'America in cui la separazione di Chiesa e Stato sia assoluta e in cui nessun prelato cattolico possa insegnare al Presidente (qualora questi sia cattolico) quel che deve fare, e in cui nessun pastore protestante possa imporre ai suoi parrocchiani per chi votare; un'America in cui a nessuna Chiesa o scuola di carattere confessionale siano concesse sovvenzioni tratte dal pubblico denaro oppure preferenze politiche, e in cui a nessuno sia impedito di accedere a un pubblico ufficio, solo perchè la sua religione differisce da quella del Presidente in grado di nominarlo e del pubblico in grado di eleggervelo. Io credo in un'America che ufficialmente non sia cattolica nè protestante nè ebraica; in cui nessun pubblico ufficiale richieda o accetti istruzioni sulla politica da seguire vuoi dal Papa, vuoi dal Concilio nazionale delle Chiese, vuoi da altre fonti ecclesiastiche; un'America in cui nessun organismo confessionale cerchi di imporre, direttamente o indirettamente, la propria volontà al popolo in genere ovvero alle iniziative dei pubblici funzionari, e in cui la libertà di religione sia una e indivisibile, talchè ogni azione contro una delle Chiese sia considerata attentato contro la nazione nel suo complesso (...)» John Fitzgerald Kennedy, 1960

In America si è sentita la necessità di dirlo quasi mezzo secolo fa. In Italia stiamo ancora a capire cosa significa laicità, e forse anche cosa significa Stato.

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