26 mar 2009

"La pena di morte, rendendo meno sacro e intoccabile il valore della vita, incoraggerebbe, più che inibire, gli istinti omicidi"-Cesare Beccaria-1764.

Amnesty Inernational ha pubblicato il rapporto per il 2008 sulla pena di morte. Alcuni dati sono interessanti nella loro drammaticità. Il 72% delle esecuzioni avviene in Cina (1278 esecuzioni nel 2008). A nulla sono valse le Olimpiadi (post da me scritto il 07/08/2008) e le Paralimpiadi per far valere i diritti civili in Cina. Tutte belle le chiacchiere sulla necessità degli atleti di boicottare la cerimonia d'apertura. A cosa sarebbe servito? Cosa fanno le diplomazie mondiali? A cosa lavorano?

Ah dimenticavo: lo Stato Pontificio/Città del Vaticano ha previsto la pena di morte formalmente abrogata solo nel 2001 (anche se negli statuti fondamentali fu abrogata nel 1969): ma per chi predica la pace mi sembra comunque incoerente.

Ma soprattutto, Ratzinger cosa fa? Vi segnalo una lettera (nel link in lingua inglese, il punto in questione è al punto 3) di una persona che all'epoca era Cardinale: JOSEPH RATZINGER:
«Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la Santa Comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia».

In pratica: si può fare la guerra e si può applicare la pena di morte, ma non si può in nessun modo far abortire - per esempio - una bambina di nove anni stuprata.

La pena di morte è inutile, perché non risulta che dove applicata abbia fatto diminuire sensibilmente il compimento dei reati per i quali è prevista come sanzione, è irreversibile, quindi in caso di errore umano non si può tornare indietro, è sproporzionata ed inumana rispetto ai reati commessi, e quand'anche ci si trovasse dinanzi a reati particolarmente efferati non si può avallare l'idea della vendetta come punizione.

24 mar 2009

Una giornata tipo a contatto con la maleducazione.

Di buon mattino sono spesso carico di buone intenzioni. Un po’ come la strada dell’inferno. Se incontro qualcuno che conosco che nemmeno mi saluta, chiunque sia, il mio pensiero è che non è così importante nella mia vita. E quindi chi se ne frega.

Entro in metropolitana - perché a meno che non ci sia necessità assoluta, è sempre consigliabile lasciare la macchina a casa nelle città come Napoli - e penso alla differenza con Roma. A Roma non hai il tempo di accorgerti che hai perso la metropolitana che un minuto dopo ne arriva un’altra. A Napoli hai tempo di pensare di tutto un po’ nei dieci minuti medi di attesa. Io osservo. Per esempio attendendo in banchina la metropolitana, osservo i ragazzi che hanno i cellulari con la musica a palla (complimenti a chi domenica scorsa mi ha fatto ascoltare due canzoni diverse in stereofonia nell’arco di pochi metri). Il primo post di questo blog fu dedicato a loro colleghi che invece avevano l’ipod con le cuffie sparato a palla. In pratica il vantaggio delle cuffie buttato a mare. Adesso si sono evoluti, solo che invece di abbassare il volume hanno giustamente tolto le cuffie.

Arriva per fortuna la metropolitana, e mentre sto per arrivare a destinazione non posso fare a meno di vedere i bambini seduti e spaparanzati comodamente, i genitori/nonni in piedi con gli zainetti. Non mi meraviglia poi immaginare che se non sei abituato a far sedere i tuoi genitori o i tuoi nonni, con gli sconosciuti te ne fregherai completamente.

Destinazione: riesco a farmi largo tra chi, pensando che il capolinea duri circa due secondi netti, è in pratica serigrafato alla porta vicino alla scritta che dice lasciare scendere. Pur essendo patentato ed automunito, muovendomi a piedi per Napoli per le strade principali, non posso fare a meno di godere fisicamente vedendo il traffico bloccato ed io a piedi che vado più rapidamente. Prima o poi si stuferanno di usare l’auto quando non serve, pur di evitare il traffico. Nel contempo rodo nel vedere chi attraversa - sulle strisce pedonali o con il verde - rischiando a causa di chi si muove in spregio di ogni regola.

È un po’ la cultura della corsa in auto ad essere sbagliata. Non è detto che ad andare in auto si faccia prima: l’auto devi parcheggiarla, possibilmente trovando un posto regolare e non in modo barbino; devi affrontare il traffico - se stai fermo in auto non è che si fa poi così presto - si dovrebbero rispettare semafori e limiti di velocità (ma purtroppo se non hai la minaccia della multa è difficile trovare qualcuno come me che lo faccia sua sponte).

Quando torno a casa, mi sento quasi al sicuro e con una convinzione forte: un miglioramento della società potrà essere visibile quando si comincerà a far rispettare quotidiane regole di convivenza. Chi è ben abituato “semplicemente” alla buona educazione ed al rispetto delle regole, non avrà mai problemi particolari e - se ne avrà - potrà sempre farsi forza con la convinzione di essere nel giusto.

22 mar 2009

Colpevole chi soffre!!

La Chiesa Cattolica dimostra di essere al passo con i tempi e vicino a chi soffre. In passato sembrava quasi che più si fosse sfortunati/maltrattati/sofferenti nella vita terrena, più si sarebbe stati ricompensati nella vita eterna. Adesso sembra quasi il contrario.

Per modernizzarsi, in Italia - per mezzo di Monsignor Benito Cocchi - la Chiesa ha suggerito di non utilizzare sms per la Quaresima, ed in generale di non utilizzare i social network. Motivazione: occorre che si ritorni ai contatti convenzionali ed alla realtà. Sarebbe anche cosa buona e giusta se il contatto con la realtà l’avesse la chiesa prima di tutto.

Quella realtà drammatica che ci porta in Brasile, dove Josè Cardoso Sobrinho ha chiesto la scomunica per i medici che hanno fatto abortire una bimba di nove anni, violentata e rimasta incinta a seguito dello stupro e non per chi ha commesso la violenza (il patrigno). Come non capire che la colpevolezza è di chi fa il proprio dovere. Un’imbarazzante marcia indietro (quasi più imbarazzante della scomunica ai medici).

È - d’altronde - chi divorzia perché scopre che il partner è infedele o violento che merita di non potersi comunicare. È l’omosessualità ad esser vista come contrarietà alla natura, non chi la discrimina, o chi violenta una bambina di nove anni.

Si può parlare del concetto di contro natura, ma sempre nei termini dovuti: è più contro natura far partorire una bambina di nove anni non ancora perfettamente sviluppata, o farla abortire? Non potrebbe essere considerato contro natura obbligare i preti e le suore all’astinenza sessuale perpetua? Reprimere un impulso che ognuno di noi ha naturalmente appunto (in Vaticanese: Dio ci ha creati così) non è contro natura?

Una Chiesa che voglia essere vicina a chi soffre deve cominciare a punire chi commette gli abusi - commessi anche al suo interno. Essere vicino a chi soffre vuol dire anche consentire l’utilizzo del preservativo specialmente nei luoghi dove l’AIDS è un flagello (22 milioni di malati di AIDS, la maggior parte in Africa).

L’astinenza come unico modo di evitare le malattie sessualmente trasmissibili era un rimedio valido 2000 anni fa, quando in presenza di malattie, questo era l’unico modo per evitarle non esistendo i preservativi. Al giorno d'oggi - volendo avere lo stesso fine di 2000 anni fa (cioè evitare il contagio di malattie sessualmente trasmissibili) - nulla osta ad usare anche la contraccezione. Anzi no, dimenticavo: osta il Papa.

20 mar 2009

È tutta una questione di stile - Capitolo 2.

Le gaffe effettuate da Berlusconi ormai hanno fatto il giro del mondo, ma ciò che differenzia Berlusconi da Obama - per dirne solo una e per tenersi in ambito gaffe - è l'approccio successivo alla gaffe. Traggo spunto da un articolo apparso oggi su Repubblica.it in relazione ad una gaffe di Barack Obama.

Ho già post scritto un post sulla prima gaffe di Obama nel 09/11/2008 e già in quell'occasione ho segnalato la differenza di stile: Berlusconi disse che erano imbecilli coloro i quali non avevano colto la carineria insita (al punto da sembrare nascosta) nel definire Obama abbronzato; Obama, quasi contemporaneamente, non aveva esitato mezzo secondo a chiamare Nancy Reagan per scusarsi di aver detto «non voglio dare l’impressione di un momento alla Nancy Regan con sedute spiritiche».

Orbene: soprattutto quando si è una persona simpatica - Barack Obama - o quando a tutti i costi e con tutti quanti la si vuol fare - Silvio Berlusconi - c'è la possibilità (più nel secondo caso che nel primo) di commettere una gaffe.

Obama anche in quest'occasione ha dato ottima prova di sè: non solo è andato da Jay Leno, il che oggi è come se Berlusconi o Franceschini andassero scherzare da Luttazzi o da Grillo (stesso discorso per David Letterman); ma ha recuperato da una gaffe che aveva commesso. In pratica dicendo che provava a migliorarsi nel praticare il bowling, ha dichiarato che «sembrano un po' i giochi paraolimpici». Ha scherzato intanto sulle proprie ridotte capacità, ma anche sulle ridotte capacità altrui. Ebbene, siccome quando si scherza è sempre da mettere in conto che qualcuno più sensibile o meno propenso al gioco possa un po' offendersi, Obama ha avuto la sensibilità immediata di scusarsi, chiamando già sull'Air Force One tornando a Washinton, Tim Fisher presidente della "Special Olympics".

Quindi lo schema è questo: Obama scherza in ambiti in cui si può scherzare (le trasmissioni di Leno e di Letterman sono decisamente improntate sulle battute e sullo scherzo); ci riesce peraltro bene; e se teme di aver offeso qualcuno non perde un attimo per scusarsi.

Silvio Berlusconi è decisamente più egocentrico: scherza sempre e con tutti - perché lui è giocherellone - e se gli altri non capiscono, o si offendono sono gli altri ad essere imbecilli, non lui inopportuno, e quindi niente scuse.


Per ora Berlusconi batte Obama 23 gaffes a 2; Obama batte Berlusconi 2 scuse a 0.

19 mar 2009

Festa del papà.

Auguri a tutti i papà e a tutti i Giuseppe (valevole ovviamente anche per le donne che festeggiano oggi l'onomastico).

16 mar 2009

Nino Strano ed il gesto allegorico.





Oggi mi occupo di Nino Strano. In occasione della caduta del Governo Prodi (gennaio 2008) ha ripetutamente offeso Cusumano - che votava la fiduci al governo Prodi - con epiteti non degni nemmeno del peggior bordello di periferia. Un turpiloquio della peggior specie. E poi, non pago, per festeggiare la caduta del Governo Prodi ha mangiato la mortadella in Senato: Un gesto allegorico, ha dichiarato e Report. D'altronde tutti sappiamo che il Parlamento italiano è il luogo sacro delle allegorie.


Circa le scuse, Strano sostiene di averle poste nelle sedi adeguate, anche se nessuno se ne ricorda. Sarà un gesto allegorico anche questo. Le stesse allegorie poste in essere da Mastella, Dini, Turigliatto e Fisichella che non hanno votato la fiducia al Governo sostenuto dalla maggioranza che loro stessi rappresentano. Un gesto allegorico d'altronde.

Strano - comunque - ha commesso quello che è l'ultimo atto di tutta una serie di volgarità e risse in Parlamento. Solo questo dovrebbe essere un ottimo motivo per far sparire dalla circolazione anche un sottosegretario di un paesucolo di poche anime. Invece no: ce lo troviamo alle europee.

In realtà Nino Strano difficilmente smetterà di fare allegorie: a conferma di ciò ha spedito una mail ad una blogger che aveva realizzato un video sulle sue gesta salumiere, invitandole/intimandole di togliere il video che su You Tube aveva postato, ed aggiungendo che doveva dedicarsi a fatti più importanti. Perché? Perchè quel video sarebbe lesivo della sua immagine.

L'unica cosa lesiva per l'immagine di Strano è ciò che ha commesso in un luogo come il Parlamento (le cui sedute sono PUBBLICHE: significa che si può e si DEVE sapere cosa fanno i nostri rappresentanti). Questo è importante.

Gisella continua ad occuparti di queste cose, fai benissimo.

Take a look

15 mar 2009

Anche all'estero conoscono i pianisti italiani

Oggi semplice panoramica dall’estero di come ci tratta la stampa comunista (?). S’è parlato diverse volte dei “pianisti” e del sistema delle impronte digitali in vigore alla Camera.

Sul De Volkskrant il quadro è abbastanza negativo: Eric Arends - già da me citato sul caso Mills - parla testualmente di parlamentari imbroglioni che giustificano malamente la condotta. E come poter dar torto a Inigo Dominguez - corrispondente a Roma per Diario Sur - che dice (nella versione tradotta da Italia dall’estero.info):
Naturalmente, lo scetticismo è generale. Non bisogna sottovalutare il talento innato del politico italiano per le malefatte. Anche se il sistema è rigoroso, in Italia le impronte digitali si prendono solo ai delinquenti.

Ed anche:

Al pari delle altre grandi democrazie, come l’Albania, il Parlamento italiano ha sfiducia, a giusta ragione, dei suoi politici ed è ricorso ad un sistema di controllo delle votazioni mediante impronte digitali. Il problema dei cosiddetti pianisti, deputati che votano per i colleghi assenti, era vergognoso.

Trovate i due articoli completi nell’apposita sezione (Stampa estera sul caso "pianisti"). Non avrei saputo dire di meglio. Purtroppo in Italia è diffuso l’atteggiamento per cui se non c’è un controllo stringente e preciso il rispetto delle regole diventa un optional (per certi versi è così anche sugli autovelox: si rispettano i limiti solo se sappiamo che l’autovelox c'è e funziona).

Anche questa è una questione morale, anche se non se ne parla.

13 mar 2009

Berlusconi, Franceschini e il dialogo.

Berlusconi a Franceschini: cattocomunista!!
Franceschini a Berlusconi: clerico - fascista!!

Discussione di alto livello politico tra i leader dei due partiti più diffusi in Italia (uno dei due sarebbe anche premier) dinanzi alle prelibatezze semigratis della bouvette.
Take a look

12 mar 2009

La continuità nel segno del «maanchismo»

Già da un po' Daniele Franceschini è succeduto a Walter Veltroni dopo 18 mesi di maanchismo e già questo dà luogo a perplessità profonde: se Veltroni ritiene di aver fallito, non si capisce perché il suo vice dovrebbe andare bene.

Ma dando per buono che vada bene, c'è qualcosa che comunque non va. Fare qualcosa, ma anche l'opposto non porta da nessuna parte. Ho sentito Franceschini ad inizio marzo da Fabio Fazio. Definiva il PD un partito laico, ma che teneva anche conto della coscienza religiosa presente al suo interno. In quel momento ho avuto conferma che non si sarebbe differenziato da Veltroni (per carità persona onesta e di grande cultura). La mia critica è sintetizzabile in tre punti:

1. Se un partito si definisce laico deve agire in conformità a questo principio e chi aderisce deve rispettare questo principio, seppur credente. Altrimenti non ha senso definirsi come partito laico.

2. Il rispetto dev’essere reciproco: chi è credente ed aderisce ad un partito laico ha tutto il diritto di far valere le proprie ragioni ma nel consiglio direttivo o nei congressi; ma ha il dovere di accettare la linea politica del partito anche quando ci si trova in minoranza: troppo comodo che ogni testa va per fatti suoi. Un partito non funzionerà mai se ci sono troppi galli a cantare. Non è molto diverso da quando c’erano un’infinità di partitini. Iscriversi ad un partito, od essere un esponente, non è un obbligo costituzionale ma una libertà.

3. Stesso discorso vale applicato alla laicità dello Stato nel senso che - salvo a voler stabilire che lo Stato italiano non sia laico - chi è credente è liberissimo di esserlo, e non può essere per questo discriminato. Ma non può discriminare. Vivi e lascia vivere. Mi spiego: la morale cattolica - un esempio tra tanti - non prevede il divorzio, ma la morale laica sì. A voler seguire la morale laica, il cattolico non è discriminato in quanto è nella sua possibilità non divorziare se ritiene che il sacramento del matrimonio sia inscindibile. A voler seguire la morale cattolica, invece, la discriminazione avviene nel senso che chi non crede deve necessariamente seguire il precetto cattolico.

10 mar 2009

Daniela Martani.

Il fallimento dell’Alitalia è stato per Daniela Martani un buon motivo per dimenticarsi dell’aspettativa negata e dei colleghi in cassa integrazione e delle lotte compiute. Anzi, dispiace per Mentana, ma dedicare un’intera puntata di Matrix per Daniela Martani è esagerato. Specialmente se serve a dare l’impressione che si sputi nel piatto dove abbia mangiato.

Tutto questo per tentare una “carriera” televisiva andando al Grande Fratello, ormai diventato l’ufficio casting di Mediaset e grazie al quale si sfornano opinionisti (nullafacenti ben pagati) sulla base di peculiarità come la burinaggine o il palmares nel campionato mondiale di rutti, o anche la specialità olimpica della rissa.

Comunque sia: uscita vanamente dal Grande Fratello per non farsi licenziare, la Nostra ha pensato bene di voler tentare la carriera comica: prima ha chiesto inutilmente di rientrare al Grande Fratello (ha perso Filippo e il panaro); poi ha pensato alla carriera dei piano bar (ma il relativo sindacato ha fatto uno sciopero virtuale), poi è andata alla fattoria dove l’hanno rimandata a calci nel sedere subito.

Le prossime mosse che mi aspetto da Daniela Martani sono mosse di basso profilo: proporsi per il premio Nobel per la pace o candidarsi in politica con Flavia Vento. Magari supereranno insieme i 50 voti. Un seggio al consiglio comunale di Paperopoli forse lo prendono.

8 mar 2009

La festa della donna.

L’08 marzo nasce da una tragedia avvenuta nel 1908 a New York: tragedia da cui morirono più di 100 donne. Ma oggi come oggi la festa della donna è, per alcuni versi, una festa artificiale. Come per il San Valentino o come può essere per alcuni il Capodanno. In alcuni casi si perde in polemiche sterili relative alla presenza di Franco Califano. In altri casi diventa luogo di discussione politica: è rispettoso della donna che lavori fino a 65 anni? Magari ne parlerò in futuro.

Limitandomi ad osservare per oggi un atteggiamento prevalentemente delle ragazze, ho constatato che quasi DEVONO festeggiare, DEVONO sentirsi appagate con un’uscita per sole donne per sentirsi donne. Come se normalmente vivessero recluse, ed ovviamente non mi riferisco a quelle condizioni drammatiche in cui la donna veramente è reclusa/vittima.

Osservando le cricche di ragazze in giro la sera dell’08 marzo ho l’impressione di vedere persone che possono sfogare chissà quale repressione o frustrazione in quel giorno. E se non ce l’hanno DEVONO sfogarla.

Al pari contestabile è, per gli uomini, la necessità (che forse è un luogo comune) di fare la serata con amici con rutto libero, gara di peti, bestemmie sincopate. Insomma il piacere (??) di fare le bestie e di far gruppo così riaffermando la propria mascolinità. Una riaffermazione istintiva del branco e del sentirsi uomo. Come se normalmente fosse represso per chissà quale motivo.

Ho imparato a mie spese che è bene avere il più possibile frequentazioni appaganti (e non ho la necessità del rutto libero per star bene). Male mi sono trovato quando ho fatto contro voglia qualcosa che non desideravo; peggio quando ho scoperto che qualche frequentazione non mi appagava. Non occorre aspettare le occasioni convenzionali per fare (obbligatoriamente) ciò che magari non si desidera neppure.

Quando si perde la carica simbolica di una festa per lasciare spazio all’artificio ed alla costruzione di un’immagine che - magari - non ci appartiene qualcosa s’è perso.

Comunque sia: un augurio a tutte le donne, specialmente a quelle che soffrono o che hanno sofferto per i relativi drammi personali. Offro a tutte una mimosa virtuale, riservandomi ad offrire quotidianamente l’impegno a rispettarle sempre e a contribuire, per quello che posso, al fine di farle sempre rispettare. Una sorta di 8 marzo perpetuo. E se per caso non mi sia riuscito in passato, o non mi riesca, le mie scuse più sincere.

6 mar 2009

La casta dei politici - 2: lo stato dell'arte del rinnovamento a corte.

Rinnovamento e ringiovanimento della classe politica. A volerci credere sembrava seriamente che si apriva una nuova fase. Vediamo un po’ com‘è la situazione.

Nella attuale legislatura alla Camera dei Deputati, su 630 deputati solo 7 hanno tra i 25 ed i 29 anni (1.11%) e 72 (11,43%) tra i 30 ed i 39 (chiudono la classifica in termini di presenze ordinate per classi di età). Quindi, se la matematica non è un’opinione, l’87% dei deputati (551 su 630) ha più di 40 anni; ed il 57% ha più di 50 anni.

La fascia d’età più presente, nell’attuale legislatura, è quella dei cinquantenni (242 elementi, 38,41%); seguita dai quarantenni (192 elementi, 30,48%); al terzo posto con 117 elementi (18,57 %) gli ultra sessantenni. Confrontando le legislature dalla XIII all’attuale (XVI) emerge che - salvo variazioni di poco conto - quarantenni e cinquantenni sono sempre nello stesso numero. Diminuiscono gli ultrasessantenni (-40 unità/-6% circa rispetto alla scorsa legislatura) ed aumentano i trentenni (+11% rispetto al periodo 2006-2008).

Quindi una Camera dei deputati di poco più giovane. Un primo passo per l’applicazione di uno dei modi per far fare politica ai giovani: coinvolgerli nella partecipazione alla vita del paese (il Parlamento in primis). Sono ben convinto che su 630 deputati (comunque un’enormità) almeno il 30% (210 deputati) possa e debba essere di età inferiore ai 40 anni (nell’attuale legislatura siamo fermi al 12.53%). Sorprende, piuttosto, analizzando i dati relativi alla XV ed alla XVI legislatura, che Di Pietro non abbia avuto tra le proprie fila alla Camera nessuno al di sotto dei 40 anni.

Passando ad analizzare i dati sul Senato della Repubblica si può essere eletti dai 40 anni in su, e l’età media in questa legislatura è di 56 anni (dati aggiornati al 06/03/2009). Dalla XII all’attuale l’età media è aumentata (quasi 54 anni dal 1994 al 1996, 56 anni circa ad inizio legislatura; adesso l‘età media è di 57 anni); e comunque non è di molto diversa rispetto all’età media presente dal 1983 al 1992 (X ed XI legislatura: 56 anni circa).

Nel dettaglio sostanzialmente nelle ultime legislature i quarantenni sono sempre meno a dispetto degli ultrasettantenni - la cui rappresentanza numerica è stabile negli anni - mentre la rappresentanza dei sessantenni è notevolmente ampliata di una trentina di elementi (da circa 50 agli 80 attuali) nelle ultime tre legislature.

In relazione al ricambio generazionale (cioè: quanti parlamentari nuovi ci sono), traendo spunto dalla lista formulata da Beppe Grillo ho contato 364 parlamentari su 930 sono alla prima legislatura (il 40% circa); 232 alla seconda (24% circa) e 334 (36%) hanno dalle tre legislature in su. Ma il conforto è solo parziale e numerico: il 64% è in parlamento da meno di dieci anni (e nei limiti di due legislature che chiede Grillo), ma la maggior parte della minoranza cospicua che sono da più legislature sono personaggi di spicco della nostra politica. Sono (ex) ministri, coordinatori di partito, (ex) presidenti del consiglio/ex presidenti della repubblica. Chi alla fine decide è sempre lì da 15/20/25 anni.

Il rinnovamento del Parlamento è parzialissimo perché:
1) continuano ad esserci persone condannate in via definitiva (seppur di meno rispetto alle legislature precedenti), e l’unico partito che non né ha è l’Italia dei Valori di Di Pietro (che con questo riconquista ampiamente tutti i punti persi per non avere deputati dai 25 ai 29 anni)

2) I giovani sono aumentati di molto poco in relazione al complesso dei parlamentari, e si può fare molto di più e molto meglio.

3) La maggioranza dei parlamentari (il 64%) è alla prima od alla seconda legislatura, ma i posti più importanti sono occupati da chi ha già diverse legislature alle spalle. A poco serve rinnovare i gregari, se chi decide sulle problematiche importanti è sempre lì.

4) la proposta di Beppe Grillo delle due legislature parte da una base che condivido (far sì che non ci siano sempre le stesse persone nei posti di comando), ma ha un risvolto che può essere problematico: ammesso che adesso ci sia chi vede nelle elezioni un esame del proprio operato, chi sa già di non poter essere rieletto perché alla seconda legislatura, non ha interesse a fare bene perché sa che comunque non sarà sottoposto al giudizio degli elettori.

I dati riferiti (alcuni già nel corpo del post) potete controllarli ai seguenti link:
XIII legislatura

XIV legislatura

XV legislatura

XVI legislatura

Dati del Senato

Take a look

Articolo de L'espresso

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