3 gen 2009

Sms: Siate Molto Sintetici

Nei giorni di festività natalizia (e pasquale) si spediscono, nel mondo, una quantità industriale di sms. È in questi periodi che si capisce, da un lato la loro grande utilità, ma anche come si rivelino uno strumento rivelatore di una parte di personalità di chi conosciamo. C’è chi li usa per fare auguri sinceri, provando a trovare anche una frase adeguata al destinatario. Ovviamente è ritrovabile una certa attenzione. Non sempre ricambiata, quando ci si ritrova una risposta come «Grazie, auguri». Vien spontaneo pensare di aver perso tempo. Magari s’è perso tempo anche nella vita in tal modo. A provare a comportarsi in modo scrupoloso per ricevere una risposta superficiale.

Poi ci si ritrova messaggi lunghissimi, magari anche belli, ma non personalizzati. La questione è che chi li manda, quindi, ricarica bene il cellulare, manda questo messaggio al 90% della propria rubrica, e magari agli altri risponde con il «Grazie, auguri» di cui sopra. In 5 minuti ha risolto il problema di mandare gli auguri all’universo mondo. Ma certo a me non dà l’idea di avermi fatto un augurio sincero. Poteva risparmiare i soldi. Anche perché li ha risparmiati nel resto dell’anno dato che non si hanno notizie.

Al di là degli auguri, poi, segnalo il love test. Un gioco vecchio come il cucco che si diffonde anche a pagamento. Alcune risposte su Mtv sono particolarmente utili a capire il fenomeno: «Non darlo per scontato» «Parlaci e capirai molte cose» . Molto simile alla Sibilla Cumana: «Tornerai non morirai» o al Libro delle Risposte (a cavolo) che usava Giucas Casella: cioè risposte valide un po’ per l‘universo mondo.

Concludo con un appunto sulle abbreviazioni negli sms che possono contribuire a creare messaggi analoghi a codici fiscali del tipo «Ciao. Tt ok?Xkè nn risp qnd t bla?»). Molte abbreviazioni usano le iniziali e non sono una abbreviazione comprensibile della parola (bla per parlare, per esempio).

La deviazione delle deviazioni sta nell’utilizzare, anche nei commenti ai siti, Caxxo/Ca..o per non scrivere la parolaccia. Da un lato, quindi, un eccesso nella necessità di abbreviare (che poi in questo caso nemmeno si abbrevia nulla), creando un vocabolario deviato di sole iniziali e senza sforzarsi di trovare un modo sintetico di dire le stesse cose (capacità positiva). D’altro canto nemmeno il coraggio di dir parolacce prendendosene la responsabilità.

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