9 gen 2009

Riforme possibili. We can?

Presidente della Repubblica.
Mi sono già espresso sul perché la riforma in senso presidenzialista/semipresidenzialista non vada bene. E ho già dato la mia favorevole impressione circa la nomina diretta dei ministri da parte del Premier.

Ma un punto che nessuno sembra voler toccare è quello della promulgazione delle leggi da parte del Presidente della Repubblica. Oggi come oggi il Presidente della Repubblica può rinviare alle Camere solo una volta il testo di legge. Se le Camere approvano il testo una seconda volta, il Presidente della Repubblica è costretto a promulgare la legge salvo che non si configuri per lui il reato di Alto Tradimento o di Attentato alla Costituzione.

La modifica sarebbe da effettuare in tal senso: il Presidente della Repubblica dovrebbe potersi rifiutare di promulgare una legge, nel massimo di due volte, anche se configura un semplice conflitto con la Costituzione. Se alla terza volta ritiene che persista ancora una incostituzionalità del testo di legge, richiede un parere vincolante alla Corte Costituzionale che decide. Il Presidente della Repubblica, quindi, è tenuto ad accogliere il parere vincolante della Corte.

Se questa considera il testo incostituzionale, il testo ritorna in Parlamento per un’ulteriore deliberazione che, tuttavia, dovrà necessariamente risentire dei parametri che saranno indicati nella decisione vincolante della Corte Costituzionale.

Il vantaggio che si ottiene è quello di ottenere un complesso di norme da un lato maggiormente conforme alla Costituzione, d’altro canto maggiormente ragionato sotto diversi aspetti, quindi, qualitativamente migliore; senza contare il vantaggio che si ottiene nell’economia dei processi: è prevedibile che la loro durata si riduca man mano che vi saranno leggi nuove; laddove si eviterà la maggior parte delle volte di adire la Corte Costituzionale all’interno dei processi.

Enti locali.
Dunque tutti sanno che 107 province e 8101 comuni sono uno sproposito, ma nessuno all’interno della classe politica, nonostante gli annunci, fa nulla. Anzi, si parla di tagli alla scuola, alla sanità, alla ricerca, ma non tagli alle province. Se riuscirò, effettuerò un conteggio preciso di tutti gli assessori e di tutti i consiglieri provinciali per dare un numero preciso di dipendenti pubblici che vengono pagati e, quindi, dei soldi che orientativamente potrebbero esser risparmiati.

La proposta è questa: dato che delle 107 province, solo 9 superano un milione di abitanti, posto che hanno inventato le città metropolitane come ulteriore livello tra stato e cittadino, e posto che le province sono enti inutili, dovrebbero intantosono abolite le province. Secondo passo: i comuni delle 9 province che superano un milione di abitanti si riuniscano in 9 città metropolitane.

Il risparmio, al netto, sarebbe di:
98 consigli provinciali e relative giunte;
1269 consigli e giunte comunali (la somma di tutti i comuni delle province con più di un milione di abitanti).

A voi l’idea dei soldi pubblici che si risparmierebbero. Concludo solo con tre dati, rinviando poi ad ulteriori approfondimenti:
1. Se si volesse applicare lo stesso ragionamento a province con almeno 500.000 abitanti (32 su 107) si avrebbero 75 giunte e consigli provinciali in meno rispetto ad ora; ma anche l'abolizione di 3667 consigli comunali (e relative giunte).

2. La provincia di Ogliastra ha 58.389 abitanti; mentre quella di Isernia ne ha 89.582.

3. La provincia di Torino ricomprende 315 comuni; mentre quella di Cuneo ricomprende 250 comuni.

On line si trovano le informazioni sugli enti locali e sui loro bilanci: sono pubblici.
P.S. Non avendo l'intenzione di far scomparire piccoli comuni evito di proporre la riunione degli 8101 comuni nelle 107 province (che pure porterebbe un considerevole risparmio di soldi pubblici). Ma in generale, abolendo il livello intermedio delle province, i comuni riuniti in città metropolitane più grandi, sotto il profilo degli abitanti, avranno una gestione unitaria e coordinata del territorio (si pensi solo per esempio ai trasporti ed alle scuole). I comuni più piccoli potranno proporsi direttamente nei confronti della Regione per la risoluzione/promozione di tutte le peculiarità dei singoli territori.

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